martedì 24 novembre 2020

Le fave e la lungimiranza

I Contadini devono essere lungimiranti. Devono pensare oggi quello che vogliono mangiare tra molti mesi (a volte anni, se pensiamo agli alberi da frutto!).

In una società dove il cibo è disponibile sempre e ovunque, questa "pianificazione" ci tiene attaccati alla terra, alle stagioni e al naturale ritmo della natura.


Prendiamo come esempio le fave: per essere pronte ad aprile-inizio maggio, devono essere piantate intorno alla metà di novembre. In realtà le fave potrebbero essere piantate anche fino a marzo, tardandone quindi la maturazione di settimane. Questo ritardo - abbiamo visto negli anni passati - potrebbe portare la pianta  ad essere attaccata da alcuni parassiti che rendono i bacelli piccoli e neri e gli impediscono di crescere e maturare a dovere.

La fave si piantano direttamente nel suolo, in file distanziate di circa 40-50 cm, lasciando una ventina di centimetri tra i semi all'interno della fila stessa.

Oltre ad essere coltivata a scopo alimentare, la pianta di fave - essendo una leguminosa - apporta azoto al terreno, arricchendolo. Una volta raccolti i bacelli, la pianta può essere utilizzata per il "sovescio" (interramento) oppure essere messa nel compost.

Il terreno dove sono state coltivate le fave sarà ottimo per coltivare piante che, al contrario, hanno bisogno di molto azoto per crescere.

giovedì 19 novembre 2020

Zucca al forno

Se si pensa all'autunno non si può non pensare alla zucca!


 

E' talmente buona che non servono tanti ingredienti e abilità particolari in cucina per gustarla al meglio.

Lavate bene esternamente la zucca (meglio utilizzare le varietà meno acquose come Mantovana o Delica), asportate i semi e tagliatela a spicchi.

Disponete gli spicchi di zucca su una teglia foderata di carta forno. Cospargete con un filo di olio extravergine d'oliva, un pizzico di sale fino, pepe e/o erbe aromatiche (provate per esempio con timo o rosmarino)

Cuocete in forno a 180°C per 40 minuti circa (i tempi possono variare in base allo spessore delle vostre fette).

Di questa zucca non si butta via niente: la buccia é carnosa e buona da mangiare, i semi invece vanno tenuti per la prossima semina!

mercoledì 18 novembre 2020

MONDO PICCOLO

Un ambiente che Guareschi definisce Mondo Piccolo, idealmente paradigmatico della realtà rurale italiana del dopoguerra.


L’altro giorno hanno ritrasmesso un film che molti conoscono: Don Camillo, film noto per le vicissitudini tra lui e l’amico-nemico Peppone che si svolge nei luoghi Brescello Viadana, Gualtieri, sulle rive del grande fiume: il PO

Al di là delle schermaglie politiche tra Don Camillo e Peppone (sempre molto interessanti) l’intenzione è sottolineare alcuni aspetti, marginali e di contorno alla storia in sè: sono gli scorci di agricoltura di pianura del dopoguerra.

Distese di piantagioni di pioppi lungo il Grande Fiume

Fugaci inquadrature dal treno della pianura e dei suoi campi solcati da aratri trainati da buoi guidati dall’occhio vigile e dalle robuste braccia del contadino

Stalle dove la forca era l’attrezzo principe per spostare il letame, preparare la lettiera e distribuire il fieno

La mungitura delle vacche con mammelle piene di latte fatta  da mani esperte e callose

Feste di paese in campagna dove il ballo, il canto, le mangiate e il buon vino non potevano mancare

Poche inquadrature di campi arati, colture di viti, alberi da frutto di quei tempi del dopoguerra, possono farci venire alla memoria le tante tradizioni e metodi di lavoro dei contadini in via di estinzione, che tanto hanno fatto per mantenere sano il prodotto della terra senza scardinare il sottile equilibrio tra esigenze del nostro mantenimento e sfruttamento delle risorse della natura.

Mai come in questo momento le tradizioni, i vecchi mestieri, l’utilizzo di prodotti che la natura ci dona, vengono a sostegno di chi comincia a nutrire dubbi sulla sostenibilità di questa società accelerata.

Non è reazione o conservazione, ma voglia di riscoprire valori dimenticati, tecniche e manualità di una volta.

Tra le tradizioni agricole si è “quasi” persa la tecnica della legatura delle viti con giunchi di salice.

Durante l’inverno, le piante di salice, coltivate lungo i fossi, vengono capitozzate e da questa lavorazione si ottengono legacci di due misure: i giunchi più grossi e robusti, che servono a legare le vigne ai pali e quelli più sottili, usati per fissare i tralci ai fili.

Oltre che fare legacci, il salice può essere utilizzato per fare recinti, capanne, cestini...

Dal salice si possono ricavare poi grossi pali che, messi a bagno per un certo periodo in una soluzione di acqua e solfato di rame, venivano utilizzati come sostegni delle viti o come robusti manici (a buon mercato) di vanghe, forche, zappe etc..

L’utilizzo del salice in agricoltura, è una pratica molto "bio", facilmente utilizzabile nelle piccole realtà agricole, che consente una gestione eco-sostenibile e - allo stesso tempo - di tramandare di generazione in generazione questa antica tradizione contadina.


 

mercoledì 11 novembre 2020

La tradizione contadina: "Fare San Martino"

"Fare San Martino"  è un modo di dire tipico della cultura contadina della Pianura Padana che significa "cambiare lavoro".


Le origini di questa espressione sono ormai vecchie di secoli, ma è rimasta in uso fino a pochi decenni fa, quando una buona parte degli abitanti della Pianura Padana erano occupati nel settore agricolo come braccianti o mezzadri.

All'epoca, l'anno lavorativo per i contadini terminava a novembre, dopo la semina. Se il proprietario dei campi non avesse rinnovato il contratto con il contadino per l'anno successivo, il bracciante sarebbe stato costretto a trovare impiego presso un'altra cascina. I mezzadri e le loro famiglie abitavano nella cascina dove lavoravano in un'abitazione messa a disposizione dal padrone, per cui questo cambio di datore di lavoro significava un vero e proprio trasloco.

La data scelta per il trasferimento era quasi sempre l'11 novembre, giorno in cui la Chiesa cattolica ricorda San Martino. Spesso la piazza dove i contadini e i proprietari terrieri si incontravano per stipulare i nuovi contratti era quella di fronte all'omonima chiesa.

 

 

Per l’Orto Sociale però fare S.Martino, non sarà un trasloco o cambio di lavoro e luogo ma... proprio come il contadino che prepara la nuova stagione, anche noi con il nostro S. Martino prepareremo la prossima stagione.

Faremo alcuni cambiamenti nell’organizzazione interna dell’associazione, ci saranno variazioni di progettazione basate su quanto avvenuto nella scorse stagioni, vedremo di riscoprire attività contadine/colturali che stanno per scomparire, riprenderemo la collaborazione con associazioni che operano nel sociale nella continuità degli obiettivi del nostro statuto.

 

Continueremo a lavorare sodo sui nostri progetti e speriamo nell’apporto di nuove energie che desiderano condividere i nostri obiettivi. 


Siamo un’Associazione di persone che ha passione per l’agricoltura ecologica e biologica. Siamo autodidatti e aperti alle esperienze altrui e cerchiamo di continuare e ampliare la nostra presenza sul territorio. Abbiamo lavorato bene insieme e speriamo di continuare aspettando nuovi volontari che vogliono condividere questa esperienza.


 

domenica 1 novembre 2020

Il compost

 Tra i lavori di questa stagione, uno dei principali è "rivoltare" e "setacciare" il compost. Ma di cosa si tratta?

Il compost non è altro che il risultato della degradazione di scarti vegetali di varia natura ad opera di micro- e macro- organismi tra cui, il più famoso e attivo, è il lombrico. 

Al contrario di quel che si potrebbe pensare - se fatto correttamente (con la giusta dose di scarti secchi, scarti freschi, areazione, idratazione ecc.) non emana cattivi odori. 

Nell'agricoltura naturale questo prodotto è ampiamente usato come concime poiché la materia organica di cui è composto è facilmente assimilabile dalle piante.

Come abbiamo realizzato il compost?

Nell'orto, abbiamo riservato un'ampia sezione delimitata da alcuni bancali dove regolarmente "gettiamo" gli scarti delle potature, foglie secche, piante sradicate, resti di vegetali crudi raccolti dalle nostre abitazioni. 

Una volta all'anno circa, muniti di forca e avendo cura di spostare gli "scarti" vegetali ancora integri degli strati più superficiali, rivoltiamo e setacciamo- con l'aiuto di una vecchia rete metallica- gli strati più profondi già bio-degradati, accumulandoli in un secondo spazio, sempre delimitato da alcuni bancali.

E' consigliabile lasciare "maturare" questo materiale bio-degradato e setacciato ancora per un'anno. L'anno successivo procediamo infatti ad un ulteriore passaggio di rivoltamento e setacciatura, che ci permette di avere un terriccio fine e pronto per essere utilizzato.

Cosa si può compostare?

- resti di frutta e verdura

- resti di cibo non cotti (esclusi carne, pesce, latte e derivati)

- fiori secchi, foglie, erbe

- filtri di tè e tisane, fondi di caffè

- resti di lana non trattata, capelli, penne

- materiali legnosi finemente sminuzzati

- carta non stampata e cartone (piccole quantità)

- escrementi di piccoli animali (piccole quantità)


Una curiosità: esistono anche delle compostiere domestiche, adatte anche ad un piccolo giardino. Potrebbe essere più difficile garantire la corretta areazione per cui è necessario "rivoltare" questo cumulo più volte durante l'anno. Resta comunque una bella esperienza e una bella soddisfazione!